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Combattere la “adultizzazione precoce”. Il messaggio del Garante dell’Infanzia

Un’altra importante occasione di confronto sui temi della medicina dell’adolescenza, la branca della pediatria volta a costituire un fisiologico ponte tra l’infanzia e la vita adulta, nel nuovo appuntamento con il corso di perfezionamento in medicina dell’adolescenza, organizzato dalla ACSA&STE guidata dal dottor Giuseppe Raiola, direttore SOC Pediatria dell’Azienda ospedaliera “Pugliese-Ciaccio” di Catanzaro.

Il corso – che si tiene nella Casa delle Culture della Provincia di Catanzaro – è suddiviso in moduli distribuiti da luglio a dicembre 2022 con esperti di assoluto rilievo nelle varie specialità mediche. “La Medicina della Adolescenza nasce dalla consapevolezza che molte delle caratteristiche biologiche, psicologiche e patologiche degli adolescenti hanno caratteristiche proprie che le differenziano sia da quelle dei bambini sia da quelle dell’adulto, richiedendo una capacità di integrazione tra aspetti medici, etici e psico-educativi – spiega il dottore Raiola -. La medicina dell’adolescenza ha il compito di permettere al pediatra di prendersi cura del bambino dalla nascita al completamento della sua crescita psico-fisica e con questo corso cerchiamo di dare il nostro contributo a questo importante percorso evolutivo”.

A margine dei lavori, nella sua veste di presidente del Comitato Unicef Calabria, il dottore Raiola si è intrattenuto con il dottor Antonio Marziale (che sabato ha relazionato sul tema “Abbiamo ucciso l’adolescenza”), Garante per l’Infanzia. Raiola e Marziale – che hanno già avuto modo di lavorare insieme in passato, rilanciano l’impegno a collaborare per promuovere e realizzare attività di informazione e sensibilizzazione nella tutela dei diritti dei minori.

“L’adolescenza va ricostruita – ha affermato il Garante dell’Infanzia – perché genitori, docenti, istituzioni hanno la tendenza quasi a considerare più grandi i ragazzi rispetto alla propria età: ma fino a 18 anni la scienza li individua come soggetti in età evolutiva, e non solo convenzionalmente ma proprio perché quello è un limite minimo perché loro maturino psicologicamente, nelle loro scelte, cioè diventino adulti. Quindi, bisogna combattere questa forma di adultizzazione precoce e mettere in campo tutti gli strumenti scientifici ed istituzionali che si hanno a disposizione perché i bambini e gli adolescenti tornino a poter godere della loro età e ad essere trattati come tali”.

Una relazione molto apprezzata quella del dottor Fabio Gabrielli che si è soffermato sulla psico-sociologia adolescenziale della salute, ed in particolare sulla relazione di cura. “Da un lato siamo chiamati a coltivare la nostra esistenza, quindi a progettare, a radicare e progettare la nostra vocazione – ha spiegato Gabrielli -. E dall’altra anche a custodire colui con cui entriamo in relazione, cioè l’altro, che non è mai una nostra misura, né una nostra proiezione né una nostra copia, ma è colui che ci completa nell’esistenza”.

Ed ecco che fare formazione in un settore come in quello della Medicina dell’Adolescenza, e tornare a seguire corsi in presenza, diventa fondamentale anche perché “noi siamo pelle, siamo sguardo, abbiamo bisogno di toccarci e di entrare in contatto – ha detto ancora Gabrielli -. La medicina dell’adolescenza è una branca non solo molto interessante ma anche molto delicata, perché siamo chiamati ad ospitare ed accogliere delle fragilità in formazione: questi ragazzi sono un condensato di emozioni che lentamente cercano di strutturarsi in sentimenti, vale dire l’emozione che cerca di avere una narrazione. E’ l’emozione che cerca una capacità di ascolto, che non arriva da un momento all’altro, c’è un tracciato semantico ricchissimo: ascoltare significa custodire e proteggere la narrazione dell’altro

Il dottor Jean Pierre Pintucci è un otorino è andato oltre il proprio campo di specializzazione, l’otorinolaringoiatria, per soffermarsi sull’importanza di un confronto capace di generare virtuose contaminazioni nell’interesse dei bambini che diventano adolescenti. “Se ad esempio pensiamo allo stato d’animo di un adolescente che vive la fase della muta vocale, e magari si ritrova con una voce da adulto in un corpo da bambino – ha detto Pintucci – diventa evidenza come il punto di incontro tra il pediatra e lo specialista è fondamentale per focalizzare patologie sconosciute che altrimenti sarebbero inquadrate parzialmente. Con il dottore Raiola, che ringrazio per l’invito e la qualità dell’organizzazione del corso, abbiamo proprio deciso di mettere in pratica questo punto di incontro ad esempio puntando all’apprendimento della tecnica dell’uso del fibroscopio anche ai pediatri”

“Dobbiamo far coesistere anime diverse dal punto di vista scientifico in medicina dell’adolescenza– ha affermato il dottor Antonio Messa –. Dove non ci serve una medicina solo in termini medici in senso puro, ma anche tutta una serie di strumenti che possono far funzionare meglio la medicina, che vanno dal coinvolgimento sociologico a quello delle strutture sanitarie ad un corretto percorso di tipo manageriale. Questo potrebbe portare alla creazione di professionisti che siano in grado di trattare il paziente anche dal punto di vista socio-clinico, anche quando ha quelle patologie “di società” che non vengono direttamente a contatto con il medico”. Molto entusiasta dell’esito del confronto imbastito sulle relazioni e sulle discussioni cliniche è stato anche il dottor Fausto Rossini che si è soffermato ad illustrare lo studio di episodi specifici in ematologia. “Ho potuto assistere a relazioni molto interessanti, con uno spettro molto ampio: per conoscere e capire è importante coinvolgere lo spettro degli specialisti dell’adolescenza”.

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