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Parco Nazionale della Sila: consegnate le pettorine distintive ai “pastori custodi” impegnati nelle attività di vigilanza ambientale

«Il servizio antincendio è un punto di riferimento essenziale per tutelare il territorio. Quest’anno, oltre alle associazioni di volontariato, abbiamo deciso di coinvolgere nell’attività di vigilanza anche gli allevatori che, come da lunga tradizione, svolgono la transumanza e che, quindi, nel periodo estivo, si trovano sull’altopiano silano. Da loro abbiamo ottenuto larga adesione e ciò ci rende particolarmente entusiasti». Con queste parole il presidente del Parco Nazionale della Sila Francesco Curcio illustra le novità messe a punto per contrastare la problematica degli incendi boschivi sull’intero altopiano. Tra queste, non a caso, l’introduzione della figura del “pastore custode” che, al pari di una vera e propria sentinella, sorveglierà i luoghi che potrebbero divenire scenario di pratiche incendiarie e, pertanto, svolgerà una vera e propria attività di tutela ambientale.

Ieri, nella sede di Lorica dell’Ente, la consegna delle pettorine e dei cappelli di riconoscimento ai “pastori custodi”, alla presenza non solo del presidente Curcio e del direttore f.f. del Parco Domenico Cerminara, ma pure di tutti quegli attori che operano nel territorio silano e che hanno aderito prontamente all’iniziativa o messo a disposizione le proprie competenze per realizzarla. C’è, infatti, da dire che la figura del “pastore custode” nasce in base a un accordo che sancisce l’intesa non solo tra Parco della Sila e Agenzia Regionale degli Allevatori calabresi (ARA), ma anche con il Gal Kroton, il cui presidente, Natale Carvello, durante l’appuntamento, dichiara: «Questo è un progetto che abbiamo condiviso per valorizzare la figura del pastore che viene qui, ogni anno, con le proprie mandrie e da ora in poi diventerà custode del territorio, amico della natura. È un lavoro di sensibilizzazione sulle buone pratiche ambientali, nonchè un’iniziativa in grado di non far spegnere la luce sulle tradizioni millenarie degli allevatori che, grazie ai giubbotti identificativi in consegna oggi, verranno facilmente riconosciuti dalla comunità».

Iniziativa, tra l’altro, sposata appieno dalla Regione Calabria. Presente all’evento il direttore generale del Dipartimento Agricoltura Giacomo Giovinazzo, che ha sottolineato «la concreta possibilità, attraverso l’iniziativa in questione e tramite la convergenza di due mondi che spesso sono risultati antagonisti, di proteggere in modo intelligente i boschi e di curarli nel migliore dei modi». E l’assessore regionale all’Agricoltura e alla Forestazione Gianluca Gallo, che ha concluso i lavori con un appassionato intervento.

«Abbiamo immediatamente aderito all’idea del presidente Curcio e del Parco tutto, perchè crediamo fermamente che il territorio silano, con le sue grandi foreste e le sue ricche tradizioni, vada salvaguardato. Attraverso i “pastori custodi”, che per principio sono “sentinelle” dei luoghi, ma oggi lo diventano ufficialmente, verranno implementate le azioni di prevenzione ambientale; azioni che tutti i calabresi dovrebbero porre in essere, diventando sempre più consapevoli del patrimonio naturalistico che li circonda e che per le sue intrinseche potenzialità può generare ricchezza e posti di lavoro. Il mio appello alla comunità – afferma Gallo – è appunto quello di tutelare il bosco, di coltivarlo, di dar vita a quelle attività di turismo lento e sostenibile, che risultano necessarie soprattutto in epoca di Covid, quando tutti siamo costretti a ripensare il nostro rapporto col territorio. Per quanto riguarda gli incendi boschivi – prosegue l’assessore – l’anno scorso non è stato così “horribilis” come il 2017; a ogni modo questa estate, in termini non a caso di prevenzione, faremo ancora di più, augurandoci che a cambiare sia la coscienza civile di ciascuno di noi. Bisogna del resto rendersi conto che il Parco non è della Regione, ma appartiene a tutti. Al via, dunque, questo progetto pilota che, grazie ai “pastori custodi”, avrà sicuramente ricadute virtuose e risultati positivi che ci permetteranno di estenderlo ovunque. Un ringraziamento particolare – conclude – va proprio agli allevatori, non solo per quanto faranno, ma pure per il lavoro che con sacrificio e passione svolgono quotidianamente, per le tradizioni che ci tramandano. Grazie, quindi, per dimostrare cosa la Calabria è stata e cosa la Calabria potrà orgogliosamente diventare».

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