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Anselmo Lorecchio a 100 anni dalla morte – l’intellettuale e politico arbëresh che ha cambiato le sorti dell’Europa.  

Anselmo Lorecchio, figura di spicco nel panorama politico e intellettuale albanese, ha lasciato un’impronta indelebile nella lotta per l’indipendenza dell’Albania, contribuendo a cambiare le sorti dei Balcani e dell’Europa orientale. Nato a Pallagorio il 3 novembre 1843, si distinse per il suo impegno e la sua passione fin dai primi anni della sua vita.

La sua carriera politica iniziò con la laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Napoli nel 1868, per poi consolidarsi con una brillante carriera nella Pubblica Amministrazione a partire dal 1878. Da procuratore presso la Corte d’Appello di Napoli, Lorecchio si distinse come Delegato scolastico e Agente demaniale. I suoi incarichi politici, tra cui segretario del Consiglio provinciale di Catanzaro e sindaco di Pallagorio, contribuirono a plasmare il suo impegno per la causa albanese.

Il punto di svolta arrivò nel 1895, quando Lorecchio rispose all’invito apparso su Il Mattino di Napoli, convocando gli albanesi d’Italia al Congresso di Corigliano Calabro. Questo evento segnò l’inizio di una nuova fase per Lorecchio, che partecipò attivamente al I Congresso linguistico albanese e fu eletto vicepresidente della Società nazionale albanese nel 1897.

La Società, fondata con l’obiettivo di promuovere gli interessi culturali e politici albanesi, trovò in Lorecchio un fervente sostenitore. La nascita della rivista quindicinale “La Nazione Albanese” nel gennaio 1897 segnò un momento significativo, diventando un punto di riferimento per gli scrittori albanesi e un simbolo di resistenza agli attacchi esterni.

La rivista venne pubblicate ininterrottamente per ben 27 anni e cessò le pubblicazioni nel 1924, anno della sua scomparsa.

Il trasferimento a Roma nel 1900 segnò un nuovo capitolo per Lorecchio, che fondò il Comitato nazionale albanese. Qui iniziò a sostenere un’azione politica moderata, cercando di sensibilizzare il governo italiano sui diritti della nazionalità albanese e sugli interessi dell’Italia nell’Adriatico e nel Mediterraneo.

Durante i primi anni del Ventesimo secolo, Lorecchio continuò la sua battaglia per un’Albania indipendente. Il suo giornale e i suoi scritti furono un faro per molti, compresi altri esponenti italo-albanesi come Ricciotti Garibaldi.

Il 1912 segnò un momento epocale con la proclamazione dell’indipendenza dell’Albania. Lorecchio, il cui impegno fu riconosciuto da Ismail Qemali, fu un pilastro durante quei tumultuosi anni che seguirono.

Anche durante la Grande Guerra e l’era successiva, Lorecchio continuò a sostenere la causa albanese. I suoi scritti, tra cui “Albania: memorandum per l’indipendenza albanese” del 1920, ebbero un impatto duraturo.

La sua scomparsa il 22 marzo 1924 non segnò la fine del suo impatto. Come una campana che risuona, l’opera di Lorecchio continua a essere un monumento nazionale per il popolo albanese e italo-albanese su entrambe le sponde dell’Adriatico e dello Ionio. La sua vita e il suo impegno rimarranno per sempre un esempio di dedizione e passione per la causa della libertà e dell’indipendenza.

La figura e l’opera del Lorecchio sono inseriti all’interno della visita al MUZÉ SPAZIO ARBËRIA a Pallagorio a cura di Fili Meridiani che da anni si impegna a divulgare, anche alle scuole, il prezioso patrimonio storico e culturale lasciato in eredità da Anselmo Lorecchio. 

Per Ettore Bonanno si tratta di un lavoro iniziato nel 2006, assieme all’Universita della Calabria e al Prof. Franco Altimari, tra i massimi esperti al mondo di albanologia.

“Fino al 2006, Lorecchio era pressoché dimenticato e conosciuto solo da pochi addetti ai lavori, poi iniziamo un lavoro di recupero de “La Nazione Albanese” dei suoi scritti politici e parte della corrispondenza.

Iniziarono a uscire le prime schede biografiche a cura dell’Università Roma 3 e del Prof. Antonello D’Alessandri.

Si iniziò a comprendere pienamente il ruolo straordinario e decisivo che il Lorecchio ebbe per l’indipendenza dell’Albania, che all’epoca era sotto il dominio turco, proprio come quando arrivarono gli arbëresh in Italia a fine del 1400, ed avvenuta soltanto nel 1912. Siamo felici che quest’anno, in onore del centenario dalla morte, a Pallagorio ci saranno grandi eventi in sua memoria”. 

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