VIDEO – Preti coraggiosi: il premio Dodò Gabriele celebra la coerenza e la lotta alla mafia
Il 20 settembre 2025, si è svolta la quarta edizione del Premio al Merito Dodò Gabriele, un evento significativo che ha avuto luogo nell’aula magna dell’Istituto “Barlacchi-Lucifero” di Crotone. Durante la cerimonia, è emersa una distinzione fondamentale: i protagonisti non sono stati etichettati come “sacerdoti antimafia”, ma piuttosto come semplici preti che hanno scelto di vivere in modo autentico e coerente il messaggio del Vangelo, senza compromessi. Questa scelta coraggiosa implica una ferma opposizione al silenzio e alle intimidazioni che spesso accompagnano la vita nelle comunità colpite dalla criminalità organizzata.
Quest’anno, il riconoscimento è stato conferito a quattro figure emblematiche, ognuna con una storia di resistenza e dedizione al bene comune. Tra i premiati spiccano don Felice Palamara, parroco del Vibonese, noto per le sue ripetute minacce ricevute; don Giacomo Panizza, che ha fondato a Lamezia una rete di comunità che operano nei beni confiscati alla mafia; don Maurizio Patriciello, che si batte instancabilmente per la salute della Terra dei Fuochi; e don Massimo Sorrentino, parroco della chiesa di San Giuseppe artigiano, frequentata dal piccolo Dodò, la cui tragica storia ha ispirato il premio.
L’incontro è stato condotto con grande professionalità dalla giornalista Francesca Travierso, che ha saputo mettere in luce le emozioni e le riflessioni dei partecipanti. Per Giovanni e Francesca Gabriele, i genitori di Dodò, la data del 20 settembre rappresenta una ferita aperta, un dolore che non si è mai rimarginato. «Anche il Vangelo è un racconto di giustizia», ha dichiarato il padre, esprimendo come questa giornata, pur intrisa di tristezza, possa trasformarsi in un’opportunità per non rimanere bloccati nel lutto. Grazie alla condivisione della memoria del loro bambino, sono riusciti a trasformare le loro lacrime in un seme di speranza per il futuro.
Le parole dei sacerdoti presenti hanno tracciato un percorso comune di resistenza e speranza. Don Maurizio Patriciello ha sottolineato la potenza della spiritualità, affermando che «La Chiesa trae energia dai momenti di preghiera e dai sacramenti». Ha poi posto in contrasto questa forza con quella della mafia, che si nutre del male e dell’avidità di chi desidera ottenere tutto senza alcun sacrificio. «Il bene, invece, chiede impegno e un passo avanti ogni giorno», ha aggiunto.
Don Massimo Sorrentino ha riflettuto sull’eredità lasciata dalla tragedia di Dodò, evidenziando che la sua morte ha portato a significativi arresti e a cambiamenti profondi nella comunità. «Questo premio è un modo per ribadire che il riscatto è possibile», ha affermato con convinzione. Questa idea è stata ripresa anche da don Giacomo Panizza, il quale ha sottolineato che la giustizia non può essere costruita isolatamente, ma richiede l’impegno di una comunità che scelga di intraprendere un cammino insieme, coinvolgendo in particolare i giovani. Solo in questo modo si può spezzare il muro dell’omertà, che rappresenta il vero male da combattere.
Infine, don Felice Palamara ha posto l’accento sulla necessità di guardare al bene prima di lanciarsi nella denuncia: «La Chiesa deve avere il coraggio di parlare contro le ingiustizie, ma deve anche essere in grado di scoprire e custodire la bellezza che la circonda. È proprio da questa consapevolezza che nasce la forza per resistere alle avversità». A conclusione della cerimonia, Francesca Anastasio ha riassunto perfettamente l’essenza del premio, affermando: «Questi sacerdoti hanno vissuto sulla loro pelle le minacce mafiose. Tuttavia, non hanno esitato a opporsi con la forza del Vangelo, testimoniando una fede autentica e coraggiosa, priva di paura».

