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MORMANNO | IL FAGIOLO POVERELLO E’ PRESIDIO SLOW FOOD: HA VINTO IL GIOCO DI SQUADRA PER IL TERRITORIO

L’ufficialità è arrivata dall’ufficio nazionale dei presidi. Un grande riconoscimento per un lavoro collettivo tra comuni, produttori e Parco nazionale del Pollino 

Il fagiolo poverello è il nuovo presidio Slow Food della Calabria. La comunicazione ufficiale dell’ufficio nazionale dei presidi chiude un percorso iniziato mesi addietro e che ha coinvolto i produttori di questo straordinario legume identitario, attorno al quale è nata una De.Co. che coinvolge Mormanno, Laino Borgo e Laino Castello, il Parco nazionale del Pollino e le amministrazioni che hanno creduto insieme alle potenzialità di sviluppo della biodiversità alimentare di questa parte di Calabria.

«La realizzazione del Presidio per il Fagiolo Poverello – ha commentato il presidente del Parco nazionale del Pollino, Domenico Pappaterra – è frutto del grande percorso di aggregazione messo in campo dai produttori accompagnato dalle amministrazioni comunali di Mormanno, Laino Borgo e Laino Castello, ma allo stesso tempo è il risultato di un impegno programmatico e finanziario che l’Ente parco ha messo in campo. Questa iniziativa ed il successivo riconoscimento si inquadra nel solco di un lavoro di valorizzazione più complessivo che il Parco conduce da anni sulle micro filiere agroalimentari di qualità e siamo consapevoli che l’inziativa potrà avere successo perchè si tratta della produzione di un prodotto sul quale c’è una grande capacità di lavorazione nelle tre comunità interessate ma c’è anche la possibilità che il percorso di aggregazione possa raccogliere altre adesioni e per questo continueremo a lavorare». 

Soddisfatti anche gli amministratori dei comuni che da subito hanno creduto nelle potenzialità dell’ecotipo locale, promuovendo la nascita della De.Co. che è stata «un pò il trampolino di lancio per il successivo riconoscimento del presidio Slow Food al quale abbiamo lavorato alacremente – ha commentato il vice sindaco di Mormanno, Paolo Pappaterra – nell’interesse del territorio e dei produttori, veri custodi di questo importante prodotto della filiera agroalimentare di qualità. Quello di oggi è il frutto di un lavoro sinergico compiuto con le aziende di Mormanno e del territorio che è durato 4 anni». 

Valorizzare la filiera agroalimentare e di conseguenza il territorio «era l’obiettivo – commenta Mariangelina Russo, sindaco di Laino Borgo – che ci siamo prefissi dall’inizio con la costituzione della De.Co. Volevamo uscire dalla logica del campanile e ragionare insieme di sviluppo integrato al turismo guardando all’agroalimentare come punto d’incontro e partenza». «Soddisfatto del risultato che fa vincere la squadra (istituzioni, parco e produttori insieme a Slow Food) – ha commentato il sindaco di Laino Castello, Gaetano Palermo – Questo traguardo sarà ora un punto di partenza per continuare nella strategia territoriale di valorizzazione dell’esistente». Il traguardo raggiunto «è la sintesi di una strategia complessiva che la nostra amministrazione porta avanti fin dal suo insediamento – ha dichiarato Giuseppe Regina, Sindaco di Mormanno – Puntare sulle eccellenze territoriali, in tutti i settori, è la bussola che sta guidando il nostro agire amministrativo e che oggi viene riconosciuto da un intenso e proficuo lavoro che ha visto uniti tutti verso lo stesso risultato». 

Ora il Parco nazionale del Pollino, che si fregia di un nuovo presidio Slow Food nel paniere dei prodotti identitari, continuerà il lavoro con l’associazione chiocciolata per raggiungere un accordo più complessivo che permetta di poter valorizzare tutte le iniziative del territorio. «Lo abbiamo fatto in passato – ha concluso il presidente Domenico Pappaterra – e lo faremo anche per altre produzioni di qualità comprese nei comuni dell’area protetta. Riparte con questo sodalizio un ottimo e consolidato rapporto con Slow Food e saremo presenti alle prossime iniziative nazionali con più forza di rappresentanza della nostra filiera agroalimentare di qualità». 

Il fagiolo poverello ha notevoli proprietà nutrizionali, con una «grande ricchezza in termini di proteine, storicamente era la carne dei poveri» ha spiegato Teresa Maradei, referente Slow Food del nuovo Presidio calabrese. «L’agro-biodiversità rappresenta la vera ricchezza su cui le generazioni future possono creare economia sostenibile e circolare. La collaborazione tra diversi attori territoriali, crea economia per le aziende e se questo viene messo a sistema, anche la nostra generazione potrà vivere di imprenditoria agricola – ha aggiunto Teresa Maradei – In ultimo vorrei lanciare un messaggio di avvicinamento all’agricoltura: i giovani ritornino ad occuparsi della terra. C’è bisogno di altre aziende, altri produttori che in maniera buona pulita e giusta inizino a coltivare per far si che quel gap tra domanda e offerta sia colmata». 

Il Presidio rappresenta un’occasione di rinascita sociale ed economica per il territorio come ha spiegato Alberto Carpino, responsabile del progetto Presìdi Slow Food in Calabria. «Ha tutte le carte in regola per essere un prodotto di punta e ci auguriamo che possa dare impulso all’economia di quest’area marginale, lontana dai centri grandi urbani». Un segnale importante è la giovane età dei produttori che hanno aderito al progetto: «Ci fa ben sperare perché significa che sono ragazze e ragazzi, donne e uomini, che hanno scelto di non lasciare la Calabria».

Proteggere la biodiversità e presidiare una varietà che negli scorsi decenni è stata a rischio estinzione è il punto di partenza per continuare nel solco di una grande sinergia pubblico privata per valorizzare questa eccellenza della tradizione agricola del Pollino. 

«Il fagiolo poverello è un Presidio importante» conclude Alberto Carpino, responsabile del progetto Presìdi Slow Food in Calabria. «Ha tutte le carte in regola per essere un prodotto di punta e ci auguriamo che possa dare impulso all’economia di quest’area marginale, lontana dai centri grandi urbani». Un segnale importante è la giovane età dei produttori che hanno aderito al progetto: «Ci fa ben sperare perché significa che sono ragazze e ragazzi, donne e uomini, che hanno scelto di non lasciare la Calabria».

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