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Accesso al Mare: Un Diritto Negato per le Persone con Disabilità

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani lancia un allarme sui dati recenti riguardanti l’accessibilità delle spiagge in Italia per le persone con disabilità. Da un’indagine su circa 7.000 stabilimenti balneari, emerge che solo 650 di essi, meno del 10%, offrono un accesso adeguato. Questa situazione è ancora più critica se si considera che in Italia vivono circa 4,5 milioni di cittadini con disabilità, molti dei quali affrontano fragilità legate all’età, alla povertà o all’emarginazione sociale. La netta discrepanza tra le esigenze di queste persone e i servizi disponibili mette in luce non solo una mancanza di infrastrutture, ma anche un deficit culturale: l’Italia è lontana dalla piena inclusione e dall’effettiva realizzazione dei principi di pari opportunità.

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Il mare, inteso come diritto sociale, non dovrebbe essere un privilegio per pochi. La scarsità di spiagge accessibili richiama una responsabilità collettiva, rendendo urgente la necessità di investimenti e politiche che possano trasformare le buone pratiche in diritti reali. La scuola, in questo contesto, deve diventare un laboratorio per la sensibilizzazione: educare alla cultura dell’inclusione significa formare cittadini capaci di costruire una società in cui l’accessibilità sia la norma, non un’eccezione.

Il CNDDU sottolinea l’importanza del ruolo educativo nella promozione di una cultura inclusiva. L’educazione alla cittadinanza attiva e ai diritti umani deve fornire ai giovani non solo la consapevolezza dei diritti delle persone con disabilità, ma anche la responsabilità di promuoverli nella vita quotidiana e nei servizi pubblici. La carenza di spiagge accessibili si configura come una prova cruciale per la società civile: se già il diritto al mare è difficile da esercitare, che messaggi riceveranno i giovani privi di esempi concreti di inclusione?

Per concretizzare questo impegno, il Coordinamento propone la campagna nazionale “#OndaInclusiva”, che intende trasformare ogni scuola in un centro di azione civica. Ogni istituto sarà invitato a costituire un Gruppo di Lavoro per l’Accessibilità, composto da studenti, docenti e famiglie, per mappare le barriere esistenti nelle città e promuovere iniziative di sensibilizzazione sull’accessibilità, comprese quelle relative alle spiagge. Questi gruppi avranno il compito di elaborare proposte, organizzare attività pratiche e collaborare con enti locali e associazioni, diffondendo una cultura di partecipazione e responsabilità civile.

È fondamentale che l’inclusione non si limiti a buone intenzioni o a interventi sporadici, ma diventi parte integrante del percorso formativo, dei progetti di educazione civica e delle attività pratiche che avvicinano gli studenti alle realtà delle disabilità. Solo preparando le nuove generazioni a riconoscere le barriere materiali e culturali, si potrà costruire una società consapevole capace di rivendicare e sostenere interventi concreti per garantire l’accesso universale ai servizi.

Esempi positivi come quelli realizzati da Caritas, Unitalsi e Comunità Papa Giovanni XXIII dimostrano che la solidarietà può offrire soluzioni temporanee, ma non sostituisce la necessità di politiche sistematiche. È essenziale una progettualità duratura: leggi vincolanti, incentivi economici, formazione continua per gli operatori balneari e una mappatura pubblica e aggiornata delle spiagge accessibili potrebbero rendere l’inclusione la regola, non l’eccezione.

Il CNDDU invita tutte le istituzioni scolastiche a integrare nei loro programmi educativi progetti che favoriscano l’incontro tra studenti e persone con disabilità, sensibilizzando sui temi dell’accessibilità, dell’autonomia e della cittadinanza attiva. La scuola deve diventare un laboratorio di inclusione: insegnare che l’accesso ai servizi, incluso il mare, è un diritto fondamentale significa formare cittadini consapevoli, pronti a promuovere cambiamenti significativi nella società.

Non è accettabile che un diritto sociale sia garantito solo attraverso iniziative volontarie e temporanee. La scuola, insieme alle istituzioni e al settore turistico, deve diventare promotrice di una cultura di inclusione reale e diffusa.

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