Cultura

La Memoria di Mariangela Passiatore: Un Simbolo di Lotta contro la ndrangheta per i Diritti Umani

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani desidera rendere omaggio a Mariangela Passiatore, una donna milanese di 44 anni, moglie dell’imprenditore Sergio Paoletti. Il 28 agosto 1977, Mariangela fu vittima di un rapimento nella sua casa estiva a Brancaleone, nella Locride. Durante una tranquilla cena in famiglia, cinque uomini armati e incappucciati irruppero, derubarono la famiglia e portarono via Mariangela, costringendola a un cammino di dieci chilometri attraverso i pendii impervi di Bova Superiore, nell’Aspromonte. Da quel momento, la sua esistenza svanì nel silenzio, avvolta da un mistero che perdura.

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Nessuna notizia sul suo rapimento emerse dopo quell’orrendo evento. Nonostante le richieste di riscatto, che passarono da un miliardo di lire a 150 milioni, ogni tentativo di trattativa si rivelò vano e Mariangela scomparve senza lasciare traccia. Il suo corpo non fu mai ritrovato, e la sua vicenda rimase irrisolta per decenni, infliggendo un dolore inaccettabile alla sua famiglia e all’opinione pubblica. Arresti e processi, nel corso degli anni, non portarono alla verità, ma solo a una serie di assoluzioni e sospetti. Persino chi tentò di mediare, come l’amico di famiglia Giulio Cotroneo, subì una tragica sorte, assassinato brutalmente.

Quasi cinquant’anni dopo, una nuova luce è stata gettata su questa storia con l’operazione antimafia “Millenium”. Grazie a intercettazioni, si è scoperta la confessione di Michele Grillo, che ha rivelato di aver partecipato ai sequestri dell’epoca, raccontando che Mariangela fu uccisa a bastonate, giudicata “troppo nervosa” e malata di cuore, una fragile vittima in cura con farmaci. Questa verità, cruda e tardiva, ha confermato le inquietudini della famiglia, ma non ha restituito giustizia a una donna innocente caduta vittima della brutalità criminale.

La storia di Mariangela Passiatore rappresenta un capitolo emblematico di un periodo buio per la Calabria e per l’Italia, contrassegnato da sequestri di persona che alimentavano le casse delle organizzazioni mafiose e seminavano terrore tra la popolazione. Queste vicende hanno scosso intere comunità, lasciando un retaggio di paura, rassegnazione e impotenza.

Oggi, ricordarla nelle scuole significa restituirle dignità e farne un simbolo della lotta per i diritti umani contro ogni forma di violenza e sopraffazione. Per gli studenti, la sua storia non rappresenta solo una pagina di cronaca nera, ma una testimonianza del prezzo pagato da vittime innocenti, un richiamo al valore della memoria come strumento di resistenza civile.

Il Coordinamento Nazionale Docenti della disciplina dei Diritti Umani invita le istituzioni scolastiche a dedicare momenti di riflessione a Mariangela Passiatore, affinché il suo nome rimanga vivo e la sua storia diventi un’opportunità per la crescita democratica. Ricordarla significa riaffermare che la legalità è un impegno quotidiano che coinvolge ciascuno di noi, e che la memoria, se condivisa e nutrita, può trasformare il dolore in speranza e il silenzio in giustizia.

Prof. Romano Pesavento
Presidente CNDDU.

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