
Emergenza West Nile in Calabria: La Prima Vittima e le Inefficienze Istituzionali
Il virus West Nile ha colpito duramente la Calabria, registrando la sua prima vittima ufficiale: un uomo di 80 anni originario di Riace, deceduto presso il Grande Ospedale Metropolitano di Reggio Calabria. Il paziente, ricoverato nel reparto di malattie infettive per encefalite, è risultato positivo all’infezione da virus West Nile, trasmesso dalle zanzare del genere Culex.

Il sindaco di Riace, Mimmo Lucano, ha immediatamente disposto una disinfestazione dell’area, un primo tentativo di contenere la diffusione del virus. Tuttavia, questo intervento sottolinea anche la reattività tardiva delle autorità rispetto a una minaccia prevedibile.
Situazione Nazionale: Un Contesto Allarmante
Questo tragico episodio si inserisce in un quadro nazionale preoccupante. In Italia, i decessi legati al virus West Nile hanno raggiunto quota 15, distribuiti tra Piemonte, Lazio, Campania e Calabria. I casi confermati di infezione sono aumentati a 173 dall’inizio dell’anno, con 72 manifestazioni neuro-invasive, una forma particolarmente grave della malattia.
La letalità, calcolata sulle forme più gravi, si attesta al 15%, un dato significativo, sebbene inferiore al picco del 20% registrato nel 2018. Gli esperti avvertono che i contagi potrebbero aumentare ulteriormente, con un picco previsto dopo Ferragosto.
Un’Urgenza di Interventi Coordinati
L’esperienza calabrese mette in luce una criticità sistemica: l’approccio reattivo nella gestione del rischio West Nile. La disinfestazione post-mortem di Riace, pur necessaria, arriva troppo tardi. Federico Gobbi, direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Ospedale Sacrocuore Don Calabria, stima che ci siano almeno 10.000 infezioni, la maggior parte asintomatiche.
La richiesta di Federsanità Anci Calabria al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, per un intervento della Protezione Civile evidenzia l’inadeguatezza delle risposte frammentarie e la necessità di una strategia coordinata a livello regionale.
Territori a Rischio: Un’Inadeguata Vigilanza
La Calabria, con la sua geografia e clima, è ideale per la proliferazione delle zanzare Culex, vettori del virus. Le aree umide, i sistemi irrigui e gli stagni costieri creano habitat favorevoli alla riproduzione degli insetti. La mancanza di piani di disinfestazione preventiva rappresenta una grave negligenza, in particolare per le popolazioni vulnerabili come anziani e soggetti immunocompromessi.
Strategie di Intervento: Dalla Reazione alla Prevenzione
È essenziale che la Calabria adotti un piano di disinfestazione territoriale che vada oltre i semplici interventi emergenziali. Tra le misure necessarie ci sono:
- Monitoraggio delle popolazioni di zanzare nei focolai
- Trattamenti larvicidi programmati prima del picco stagionale
- Coordinamento tra comuni per evitare discontinuità negli interventi
- Educazione della popolazione sulle misure di protezione
Anna Teresa Palamara, direttrice del dipartimento di malattie infettive dell’ISS, pur rassicurando che non ci sono segnali di allarme immediati, sottolinea l’importanza di misure preventive. Tuttavia, l’aumento dei casi e la comparsa di nuovi focolai suggeriscono la necessità di un approccio più aggressivo e coordinato.
Conclusioni: Un Appello all’Azione
La prima vittima calabrese di West Nile Virus deve essere vista come un campanello d’allarme per l’intera regione. La disinfestazione delle aree urbane e rurali non è più un’opzione, ma una necessità urgente.
Le istituzioni devono passare da una logica di emergenza a una di prevenzione strutturale, implementando piani di controllo vettoriale che precedano la manifestazione della malattia. Solo un approccio proattivo potrà proteggere le comunità calabresi da questa crescente minaccia sanitaria.
