
Stagionali al Collasso: Bilancio della Campagna “Cercasi Schiavo 2025” della USB
Con l’estate che volge al termine, è giunto il momento di riflettere su una stagione turistica che ha deluso profondamente le aspettative, rivelandosi un autentico fiasco. Questo fallimento, ormai evidente, mette in luce le gravi problematiche che affliggono il settore e sfata alcuni miti che circolano attorno ad esso.

Nonostante le ricchezze naturali del nostro territorio, il mancato sfruttamento della stagione estiva sembrava inconcepibile. Tuttavia, un mix di incompetenza nella gestione e una mentalità imprenditoriale obsoleta hanno portato a risultati disastrosi. Le classi dirigenti, con una visione predatoria del turismo, hanno creato un contesto di sfruttamento sistematico, dove i lavoratori stagionali sono trattati come semplici strumenti di profitto, costretti a sostenere turni estenuanti e salari da miseria.
I prezzi, lievitati in modo vertiginoso, hanno reso ancor più difficile la situazione: dal costo di beni quotidiani come l’acqua a quello di lettini e ombrelloni, fino a pranzi e cene nei ristoranti. Questo aumento, unito a regolamenti interni assurdi imposti in molti stabilimenti, ha contribuito a dissuadere i turisti, vanificando i benefici che la pandemia sembrava aver portato al nostro territorio.
In questo contesto, il turismo, che dovrebbe rappresentare un pilastro dell’economia, si è trasformato in un simbolo di disuguaglianza sociale crescente. Le testimonianze di lavoratori, sempre più numerose, raccontano di abusi e maltrattamenti, mentre le risorse pubbliche vengono spese per promuovere una regione che non riesce a garantire dignità ai suoi operatori.
Le recenti lamentele degli imprenditori balneari, sostenute da una narrazione tossica che incolpa il Reddito di Cittadinanza e i giovani, si scontrano con la realtà dei dati, che rivelano un’ampia diffusione di irregolarità nel settore. Questo atteggiamento serve solo a mascherare le responsabilità di un sistema che ha prosperato sullo sfruttamento.
In risposta a questa situazione, la campagna “Cercasi Schiavo” ha cercato di dare visibilità a queste problematiche e di creare legami tra realtà affini, per incoraggiare una riforma del settore. È fondamentale che si sviluppi un codice etico che premi le pratiche virtuose e escluda chi continua a perpetuare sfruttamento e ingiustizie, affinché il turismo possa finalmente diventare una risorsa sostenibile per tutti.
