UIL: Il commissariamento ha aggravato la situazione della sanità in Calabria. Urge una rapida conclusione della gestione commissariale
Il Governo centrale è chiamato a un’accelerazione nella cessazione del commissariamento della sanità calabrese, una situazione che perdura da oltre 15 anni. La Calabria non può più tollerare questa attesa, poiché il Piano di rientro e il commissariamento hanno causato un deterioramento dei servizi e un aumento delle disuguaglianze. Attualmente, Calabria e Molise sono le uniche regioni italiane ancora sotto gestione commissariale. I rigidi vincoli imposti da questa misura, combinati con il piano di rientro, continuano a ostacolare il processo di ricostruzione della sanità territoriale.
Se da un lato il commissariamento ha contribuito a un miglioramento della stabilità finanziaria, dall’altro ha comportato la chiusura di 18 ospedali, l’attuazione di tagli lineari e il blocco del turnover del personale. Questa “visione contabile” ha ignorato le reali necessità di cura dei pazienti, ridotti a semplici numeri ai quali è stato spesso negato il diritto all’assistenza. Le carenze di personale hanno reso i reparti in difficoltà, con i pronto soccorso sotto pressione e liste d’attesa sempre più lunghe. Nel 2024, oltre 180 mila calabresi hanno rinunciato alle cure o si sono rivolti a strutture al di fuori della regione. La mobilità passiva ha raggiunto nel 2025 l’importo record di 308 milioni di euro, un aumento rispetto ai 304 milioni del 2024, spese sostenute dalla Regione per curare i propri cittadini in ospedali fuori dai confini calabresi. I dati sulla mobilità sanitaria evidenziano l’attrattività delle Regioni del Centro-Nord, mentre gli indici di fuga dalle regioni del Centro-Sud, in particolare la Calabria, mostrano un saldo negativo superiore a un miliardo di euro (-3,27 miliardi).
In risposta a questa situazione, la Regione Calabria si prepara a firmare un accordo con l’Emilia Romagna per regolare i flussi economici legati alla mobilità sanitaria. Tuttavia, suscitano perplessità le affermazioni del governatore emiliano-romagnolo, che ha dichiarato come il sistema sanitario della sua regione non riesca più a gestire i pazienti provenienti da fuori regione, evidenziando un alto numero di calabresi che scelgono le strutture sanitarie emiliane. Riteniamo che questa polemica sia infondata. Ogni cittadino ha il diritto di ricevere assistenza sanitaria anche al di fuori della propria regione di residenza, e vogliamo sottolineare che il diritto alla cura non può essere subordinato a mere logiche di bilancio.

