CronacaSalute

I Rischi Radiologici nei Bombardamenti dei Siti Nucleari Iraniani

L’attacco coordinato dagli Stati Uniti e da Israele contro le installazioni nucleari iraniane di Fordow, Natanz e Isfahan ha sollevato rilevanti questioni riguardanti i potenziali effetti radiologici. Nonostante le autorità internazionali abbiano indicato che le contaminazioni sono rimaste limitate ai siti, gli scenari teorici e le esperienze passate suggeriscono la possibilità di una dispersione radioattiva che potrebbe avere ripercussioni su scala regionale.

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Vulnerabilità dei Siti e Tipologie di Rischio

I siti oggetto degli attacchi sono principalmente dedicati all’arricchimento dell’uranio e non ospitano reattori nucleari operativi. Sebbene ciò riduca i rischi di una reazione a catena, non elimina del tutto il pericolo:

  • Impianti di Arricchimento: Strutture come quella di Fordow, situata a oltre 100 metri di profondità, contengono uranio a basso arricchimento. In caso di bombardamento, esiste la possibilità di dispersione di polveri radioattive, sebbene manchi il rischio di una reazione nucleare a catena.
  • Depositi di Combustibile: La distruzione di stoccaggi di uranio potrebbe provocare la formazione di una “bomba sporca”, con particelle radioattive trasportate dal vento.
  • Reattori Nucleari: Un attacco a un impianto operativo, come quello di Bushehr non coinvolto in questi eventi, potrebbe innescare una fusione del nocciolo, rilasciando sostanze radioattive in una vasta area.

Fattori Determinanti per la Propagazione delle Radiazioni

La propagazione delle radiazioni dipende da diversi fattori:

  1. Quantità di Materiale Rilasciato: Fordow, con circa 2.000 centrifughe, rappresenta un potenziale rischio di contaminazione che potrebbe estendersi su 10-20 km².
  2. Condizioni Atmosferiche: Venti e precipitazioni potrebbero ampliare l’area di impatto, con fallout radioattivo che potrebbe estendersi su centinaia di chilometri in condizioni estreme.
  3. Tipo di Ordigno Utilizzato: Le bombe “bunker buster”, progettate per penetrare profondamente nel suolo, tendono a limitare la dispersione immediata ma possono sollevare detriti radioattivi.

Evidenze dagli Attacchi Recenti

L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha rilevato che i bombardamenti di giugno 2025 hanno portato a contaminazioni circoscritte all’interno dei perimetri dei siti, senza una dispersione atmosferica significativa. Tuttavia, esperti del Carnegie Endowment mettono in guardia che un attacco ai depositi di uranio arricchito potrebbe:

  • Contaminare le riserve idriche attraverso le acque di raffreddamento.
  • Esporre le popolazioni a dosi pericolose di radiazioni gamma, con effetti sanitari acuti fino a 5-10 km di distanza.

Conclusioni

Gli attacchi mirati ai siti di arricchimento iraniani presentano rischi radiologici che, sebbene inferiori rispetto agli attacchi ai reattori operativi, rimangono significativi. La propagazione delle radiazioni dipende fortemente dalle condizioni ambientali e dalle caratteristiche degli obiettivi, con potenziali effetti su decine di chilometri in scenari pessimisti. La comunità internazionale continua a sottolineare che tali operazioni, oltre alle implicazioni geopolitiche, pongono nuove sfide per la sicurezza radiologica regionale.

Direttore Responsabile

Piero De Santo

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