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Ponte di Longobucco, l’affondo di Baldino (M5S): «Dopo quasi tre anni, comunità ancora isolata. Servono certezze su tempi e sicurezza»

ROMA – A quasi tre anni dal crollo del Viadotto Ortiano II, avvenuto il 3 maggio 2023, la deputata del Movimento 5 Stelle, Vittoria Baldino, torna a sollecitare il Governo intervenendo alla Camera dei Deputati. La parlamentare denuncia la mancanza di risposte chiare per i cittadini di Longobucco, comune della Sila Greca che da allora vive una condizione di pesante isolamento a causa dell’interruzione della Strada Statale 177 dir “Sila-Mare”.

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«Sono passati quasi tre anni dal crollo e i cittadini di Longobucco non hanno ancora certezze né sui tempi di riapertura né sulla piena sicurezza dell’opera», ha dichiarato Baldino.

La vicenda del viadotto è emblematica. Crollato a seguito di una piena del torrente Trionto, l’evento ha innescato un’inchiesta della Procura di Castrovillari che ha portato all’iscrizione di dodici persone nel registro degli indagati, tra progettisti e funzionari, per presunti errori di progettazione e carenze nelle fondazioni.

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«Parliamo di un ponte i cui lavori sono durati cinquant’anni e per il quale lo Stato ha speso circa 100 milioni di euro – sottolinea Baldino – e che è crollato sotto una pioggia neanche eccezionale. Oggi, una comunità intera continua a vivere nell’incertezza e nell’isolamento».

La deputata ha presentato la sua terza interrogazione parlamentare sulla questione, chiedendo al Governo risposte puntuali e non più eludibili. «I lavori sono in corso e una parte risulta già consegnata, ma mancano elementi fondamentali: vogliamo sapere quali siano i tempi certi di completamento, se gli interventi realizzati sono stati eseguiti a regola d’arte, se sono stati effettuati tutti i controlli necessari e se il torrente e i suoi argini siano stati messi realmente in sicurezza».

Baldino ha tenuto a precisare che la sua non è una presa di posizione polemica, ma una richiesta di trasparenza e di assunzione di responsabilità. «Qui è in gioco il diritto alla mobilità, la sicurezza dei cittadini e la possibilità per un’area interna già fragile di non essere condannata allo spopolamento e alla desertificazione».

L’intervento si è concluso con un messaggio politico forte, che lega l’opera infrastrutturale a un più ampio tema di fiducia tra cittadini e istituzioni. «Il vero ponte che dobbiamo costruire non è solo quello in cemento, ma quello tra una politica che realizza opere utili e sicure e cittadini che oggi si sentono sempre più abbandonati. Longobucco e la Sila Greca meritano risposte, non altri rinvii».