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23 maggio: ricordare affinché Il fresco profumo della libertà si opponga al puzzo del compromesso morale.

Sono oltre 1000 i nomi di persone, di volti, di vite che non esistono più, vittime innocenti delle mafie. È questo il numero delle persone innocenti uccise dalla criminalità organizzata, e a queste bisogna sommare le faide interne, le guerre tra le mafia, le esecuzioni sommarie. Le mafie in Italia uccidono e lo fanno in ogni luogo.

Le mafie uccidono senza distinzioni, che siano uomini, donne, che siano bambini. Oltre 100 tra bambini e ragazzi ammazzati, quasi 100 donne, sono numeri che mettono nero su bianco la violenza indiscriminata delle mafie, priva di qualsiasi senso etico che a volte in modo romanzato, forse troppo, si sente millantare. Le mafie poi, spesso uccidono anche chi le combatte, uccidono chi quotidianamente le cerca, le insegue per sconfiggerle, che sia esso un carabiniere, un poliziotto, un giudice, un imprenditore che denuncia o un politico che ha il coraggio di fare la buona politica .

Il 23 maggio è una data storica, in cui ci fu la strage di Capaci, in cui il giudice Giovanni Falcone, la moglie e magistrato Francesca Morvillo, e gli uomini della scorta Antonio Montinaro, Rocco Dicillo e Vito Schifani furono fatti saltare in aria .

Non si può capire l’Italia di oggi se non si analizza quel 1992. Tra stragi di mafia, inchieste interminabili , abbiamo assistito ad oltre 30 anni di storia scandita e dettata da fatti tragici.

Un mese dopo, il 19 luglio 1992, un altro attentato pose fine alla vita del collega e compagno di mille battaglie contro la mafia di Falcone, Paolo Borsellino. 90 kg di tritolo esplosero in via Mariano D’Amelio a Palermo, massacrando nell’attentato dinamitardo Paolo Borsellino e la sua scorta formata da: Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina.

Quel sacrificio ci chiede oggi di essere testimoni per la civiltà, ognuno nel proprio ruolo di cittadino, di rappresentante delle istituzioni denunciando anche che la mafia in questi anni è cambiata molto, perché non è più coppola e lupara, ma mafia e ndrangheta sono organizzazioni che arruolano colletti bianchi, soggetti laureati, uomini con relazioni nazionali e internazionali , consulenti specializzati sul piano finanziario ed economico. Questa rete di soggetti apparentemente ‘puliti ’ si mette a disposizione della mafia&ndrangheta, che quindi assume anch’essa una veste ‘perbene’, che dà accesso ai salotti buoni, dove si fanno gli affari migliori. E da questa logica, da questa minaccia nessun Comune, nessuna amministrazione civica è indenne.

C’è una frase, una delle tante frasi, di Falcone che purtroppo è utile doverla ribadire ancora dopo 30 anni.

“Per lungo tempo si sono confuse la mafia e la mentalità mafiosa, la mafia come organizzazione illegale e la mafia come semplice modo di essere. Quale errore! Si può benissimo avere una mentalità mafiosa senza essere un criminale”.

Fare memoria quindi, è innanzitutto cambiare questa mentalità.

Oggi abbiamo un’idea precisa del circuito intrecciato e vizioso in cui le organizzazioni criminali, gli imprenditori, diventano sistema con vantaggio reciproco.

Una rete di connessioni fatta di business, mercati, appalti, impianti eolici, etc. etc.

Oggi abbiamo, grazie a donne e uomini eroi non per scelta, una testimonianza concreta dell’antimafia autentica , un modo chiaro di fare sorveglianza attiva perché come ci dice Paolo Borsellino:

“La lotta alla mafia dev’essere innanzitutto un movimento culturale che abitui tutti a sentire la bellezza del fresco profumo della libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale, dell’indifferenza, della contiguità e quindi della complicità”

Stelvio Marini-Fratelli d’Italia-Crotone

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