Catanzaro sara’ presente al NO DRAGHI DAY a Cosenza.
Come realtà politiche, attivisti in difesa per l’ambiente, realtà femministe, lavoratori e lavoratrici precarie di
Catanzaro parteciperemo alla manifestazione di giorno 4 dicembre nella citta di Cosenza, ( piazza Kennedy
ore 17.00) contro le politiche del governo Draghi.
La Legge di Bilancio prodotta dal governo Draghi conferma il nuovo e pesante attacco alle condizioni di vita
dei settori sociali più deboli del paese mentre stanzia ulteriori risorse per le grandi imprese e le rendite
finanziarie.
Gli aumenti dei prezzi delle materie prime e dell’energia provocano un rincaro delle bollette e del carovita
che colpiscono lavoratori e lavoratrici, per cui è necessario pensare anche alla reintroduzione della scala
mobile, cancellata con irresponsabile leggerezza nel 1992! che hanno salari bloccati da contratti non
rinnovati, pensionati e disoccupati. Mentre sulle pensioni si mantiene l’impianto della Fornero con un rialzo
dell’età pensionabile, al Reddito di Cittadinanza si introducono misure per restringerne la platea e per
forzare i percettori ad accettare qualsiasi lavoro: part time, precario e a grande distanza dalla residenza. Sul
fisco si preannuncia l’abolizione dell’IRAP, cioè dell’unica tassa ineludibile per le imprese, mentre le
riduzioni per i lavoratori verranno indirizzate verso i redditi medio-alti (tra i 28 e i 55mila euro). Durante la
pandemia, inoltre, sono stati elargiti più di 110 miliardi sotto forma di nuovi sgravi e decontribuzioni alle
imprese, mentre si liberalizzavano le causali dei contratti a termine e i subappalti.
In Calabria tutte queste manovre pesano il triplo e vanno a peggiorare drasticamente condizioni sociali ed
economiche già molto precarie. Nel nostro territorio infatti, oltre ad esserci intere categorie di lavoratori,
come i tirocinanti, gli ex Lsu-Lpu, i lavoratori dei call center, eccetera, a non ricevere risposte esaustive su
un futuro sempre più incerto, quasi tutti i lavoratori dipendenti operano nella maggior parte dei casi con
contratti illegittimi, sottopagati, sottoposti perennemente a ricatti resi possibili dai tassi altissimi di
disoccupazione sui quali i datori di lavoro speculano indisturbati. La Calabria è la regione più povera d’Italia,
le centinaia di migliaia di giovani e meno giovani che ogni anno sono costretti a trasferirsi altrove per un
posto di lavoro dignitoso ne sono un’amara testimonianza, ma di questa emorragia al Governo Draghi poco
importa. E se le condizioni occupazionali sono pessime, sul fronte dei servizi la Calabria conquista un’altra
maglia nera. Il blocco del turnover per il personale sanitario determina, fra gli altri fattori, condizioni
lavorative disumane e prestazioni scadenti, mentre il mercato della sanità privata continua a crescere
rigoglioso a scapito di dipendenti malpagati o licenziati e pazienti trattati come merce.
Il riuscito sciopero generale dell’11 ottobre, promosso da tutto il sindacalismo conflittuale e di base, con la
sua piattaforma di lotta ha individuato con precisione i temi sui quali proseguire la mobilitazione. No ai
licenziamenti e alle privatizzazioni, lotta per il salario minimo e il reddito garantito, cancellazione della
legge Fornero, contrasto al carovita e ai diktat dell’Unione Europea, rinnovi contrattuali e lotta alla
precarietà per la piena occupazione, forti investimenti per scuola, sanità, trasporti e previdenza pubblica,
opposizione alle spese militari e alle missioni all’estero, aumento della necessaria spesa sociale, un fisco
equo che aggredisca le rendite e riduca le disuguaglianze sociali. Il programma di lotta dell’11 ottobre è
ancora più giustificato dai nuovi provvedimenti presentati da Draghi, che confermano l’indirizzo fortemente
antipopolare dell’esecutivo.