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L’ Ass. Pro Papanice chiede il riesame del parere favorevole al rigassificatore

L’Associazione di Volontariato Pro-Papanice, con sede in Crotone alla via Pietà snc Fraz.
Papanice, in persona del Presidente legale rappresentante p.t., , il cui scopo come da Statuto
prevede anche la tutela dell’ambiente, intende sottoporre alla Vostra attenzione una serie di
contestazioni che hanno come obbiettivo il riesame in autotutela, del parere tecnico n° 696 del
27 febbraio 2023, rilasciato dalla Commissione Tecnica di Verifica dell’Impatto Ambientale
– VIA e VAS, Sottocomissione Via, del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica,
relativo all’insediamento industriale del deposito GNL (rigassificatore) di Crotone.
Tanto premesso, espone quanto segue:
MOTIVAZIONI:
La valutazione positiva esposta dalla Ionio Fuel, col proprio documento di VALUTAZIONE
DI IMPATTO SANITARIO, ai sensi dell’art. 5 c. 1 lettera 1-1bis del D.Lgs. 152/06 e s.m.i.
probabilmente è basata sulla fornitura di dati parziali e non esaustivi.
Si sintetizzano qui sotto le informazioni che non compaiano nel documento del proponente,
necessarie ed obbligatorie al fine di una corretta ponderazione del reale rischio sanitario e
ambientale di queste aree:
1) nella descrizione ed indicazione dei plessi scolastici, vedasi figura 13 del documento di parte,
sono stati omessi i plessi scolastici dell’area di Margherita, ubicato a nord dell’area Industriale, e
quelli della frazione Papanice, a sud-ovest;
2) per quanto riguarda la presenza delle potenziali aree rilevanti a livello di criticità
ambientali, la disamina della Ionio Fuel si è limitata esclusivamente all’individuazione
dell’area del Sito di Interesse Nazionale (SIN) di Crotone-Cassano-Cerchiara; nulla viene
documentato sull’individuazione degli altri siti industriali “pesanti” presenti in zona, vedasi
figura 15 allegata.
Ed allora ci si domanda, come mai nel documento non si fa un benché minimo
accenno/riferimento/individuazione all’esistenza degli altri impianti industriali presenti nelle
immediate vicinanze di questo nuovo progetto ??? ;
Ci si domanda ancora, come mai nello schema grafico di figura 15, oltre a non essere censite le
emergenze industriali preesistenti lì presenti, viene prospettata un’area di campionamento più
ristretta di quella utilizzata per la rilevazione degli altri parametri statistici, in cui veniva
considerato un quadrato di 10 km ???
Si elencano qui sotto gli impianti industriali presenti e non segnalati dal committente nelle
immediate vicinanze, sull’areale “ristretto” di fig. 15:
1)- un Inceneritore di rifiuti speciali, di proprietà di A2A, in ulteriore fase di potenziamento,
situato ad appena 900 metri dal sito in cui si dovrebbe insediare Ionio Fuel;
2)– una Centrale a Biomasse, adiacente all’inceneritore di cui sopra, sempre a 900 metri dal sito
in cui si dovrebbe insediare Ionio Fuel, con i suoi depositi di cippato all’aria aperta, che per
marcescenza esalano gas nauseabondi;
3)- un’area terminale di arrivo del gas estratto dai pozzi metaniferi, che immette nella rete
nazionale, con implicazioni relative al loro trattamento;
4) un’area consortile da bonificare, utilizzata a discarica del nucleo industriale;
5) Un Selezionatore di rifiuti ex Veolia, poco a nord dell’insediamento (addirittura una variante
al progetto prevede l’insediamento a terra, proprio a ridosso del selezionatore di rifiuti ??);
Se rapportata all’areale di indagine, del quadrato di 10 km, si segnala che al pari delle altre attività
omesse, esiste anche una mega Centrale Turbogas da 800 megawat, situata a tre km, ad ovest
dell’area in cui si dovrebbe insediare Ionio Fuel.
Ma poi ci si domanda ancora, se in un ‘area altamente inflazionata, piena di industrie pesanti, non
debba essere ponderata nella valutazione finale, anche la presenza dei siti esterni a questo ridicolo
e fittizio quadrato proposto, perché, in pochi kilometri ci sono anche ulteriori attività altamente
impattanti, tra le quali:
1) un’altra Centrale a Biomasse, ubicata nel comune di Strongoli;
2) un deposito di stoccaggio, trattamento e smaltimento delle ceneri esauste delle
biomasse esistenti, in località Corazzo di Scandale
(il tutto praticamente all’aria aperta);
3) una mega discarica ancora attiva, a Columbra, di Sovreco, col suo impianto di
coogenerazione dei gas;

4) un’altra centrale a biomasse nell’area di Cutro;
5) più centinaia di pale eoliche; ;
Per non parlare poi delle altre criticità ambientali legate ai gas di scarico e alle polveri di
legname (i legnami di essenze dure, hanno una cristallografia similare alle fibre di amianto)
veicolati da centinaia di mezzi pesanti, che trasportano il cippato alle Centrali a Biomasse
, su
una viabilità ridicola, che è la statale 106.
Dunque, per le ragioni su menzionate, riteniamo che il parere favorevole dato dal Ministero
debba essere rivisto, con una ponderazione complessiva che tenga conto di tutti questi
impianti industriali omessi, con i loro carichi di inquinanti su suolo, acque e aria, soprattutto
per la ricaduta delle polveri sottili, PM 10 e PM 2,5 determinata da tre centrali a biomasse,
una centrale turbogas ed un inceneritore (uno studio serio sulla ricaduta a terra delle poveri
sottili di queste centrali assurdamente concentrate in un fazzoletto di terra, è stato mai eseguito ?).
Si allegano delle illustrazioni fotografiche, per sintetizzare le mancanze osservate, qui sopra
esposte.
La figura 1 è stata ripresa dal piano di valutazione del rischio sanitario proposta dalla parte, con la
tavola 15; sulla stessa vengono inserite in giallo le principali emergenze non rilevate relative alle
emergenze industriali.
Si fa osservare alla Commissione che il campo di indagine proposto per la stessa tavola 15, non è
più quello rappresentativo utilizzato per il censimento degli altri parametri deterministici, ma si è
“ristretto”, non compare più la perimetrazione del quadrato di lato 10 km !!!!
In figura 2, si segnalano in giallo nuovamente tutte le emergenze non rilevate, utilizzando come
matrice la tabella 13 del proponente, in cui compare, a differenza della tabella 15, il quadrato di
10 km.
In figura 3, si propone una cartina dettagliata relativa all’ubicazione di tutti i siti altamente
impattanti presenti nell’area, che pubblichiamo da anni, probabilmente non aggiornata, ma
comunque altamente rappresentativa della reale situazione territoriale qui presente, che non è
quella sicuramente prospettata nel documento presentato dal Proponente.
Confrontate le mappe, le cartine, verificate e constatate l’enorme differenza tra quanto
documentato dalla Parte, meglio dire non documentato, e i reali carichi ambientali dovute
alle matrici industriali già presenti, ma soprattutto è necessario che la commissione
esaminatrice venga a constatare, se eventualmente non lo ha fatto, prima di rilasciare
permessi, lo stato reale dei luoghi.
Qui si sta METTENDO A SERIO RISCHIO la salute dei residenti e la sorte futura delle nuove
generazioni, di tutta la Provincia di Crotone, ma in particolare della Città di Crotone !!!!!
Alla luce di queste informazioni fornite, si richiede pertanto una revisione in autotutela delle
valutazioni date da questa Commissione Tecnica, al fine di riformulare nuovi pareri, che
tengano conto della reale situazione qui presente, che non è sicuramente quella prospettata
dalla Ionio Fuel, in un territorio altamente degradato, sul quale, per il principio di cautela
sancito dalla Costituzione, data l’alta concentrazione di impianti industriali, con una analisi
seria, non dovrebbe essere più permesso neanche l’installazione di uno spillo !!!!!!.
Lo ripetiamo, qui la situazione ambientale non è quella idilliaca sempre prospettata dai proponenti
di questi nuove iniziative industriali, ma la realtà è ben un’altra, e questa ha superato oramai ogni
limite della decenza e sopportazione!
Quest’area, con gli impianti qui presenti, fornisce una potenza energivora sufficiente a dare
corrente a tutta la Calabria, e poiché, per il principio di Lavoisier, nulla si crea, nulla si distrugge,
tutto si trasforma, ebbene non vogliamo subire passivi questa trasformazione, che provoca solo
inquinamento, cagiona danno alla salute dei residenti e produce perdita di lavoro nelle uniche
attività che posso svilupparsi, quali il turismo, l’agricoltura e terziario avanzato ecocompatibile.
Rimaniamo in attesa di un celere riscontro, riservando la possibilità di ricorrere in giudizio, con
l’eventuale sostegno di altre associazioni, contro il Ministero e questa Commissione Esaminatrice,
qualora, alla luce delle informazioni date, non saranno effettuati opportune considerazioni e
controlli atteso che il parere espresso risulta essere assolutamente carente di una ponderata,
scientifica e seria valutazione del reale rischio sanitario ed ambientale qui presente.

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