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Venerdi e Sabato a Catanzaro il XIV Corso di formazione in Ematologia ed Oncologia.

PRENDERÀ in esame diversi aspetti dei cambiamenti degli endpoint clinici in merito ai nuovi bisogni dei pazienti oncoematologici, e dello sviluppo sempre maggiore della telemedicina, la quattordicesima edizione del corso di formazione in Ematologia ed Oncologia, presentato martedì mattina dai responsabili scientifici dell’evento, il Dott.re Stefano Molica (Coordinatore Dip. Onco-Ematologico AOPC) e il Dott.re Luciano Levato (Direttore f.f. SOC Ematologia AOPC), durante la conferenza stampa svoltasi presso l’Ordine dei Medici Catanzaro alla quale hanno preso parte anche il Dott.re Pasquale Puzzonia – già Direttore Dip. Onco-Ematologico AOPC; il Dott.re Francesco Talarico – Direttore Medico Presidio Ciaccio-De Lellis – A.O.P.C.; e la Dott.ssa Ornella Rania – Coordinatore Infermier. Dip. Onco-Ematologico AOPC.

Il Meeting – che si terrà nei giorni di venerdì 17 e sabato 18 e si svolgerà nella sala convegni dell’Hotel Perla del Porto a Catanzaro Lido nel pieno rispetto delle norme anti-covid19 – ha sempre mantenuto negli anni un percorso di continuità tematica mettendo in luce l’importanza che le attività di formazione in ambito onco-ematologico rappresentano per molti medici, infermieri e operatori del settore, e ai quali il convegno è rivolto, oltre che essere un importante momento di confronto.

«Gli endpoint clinici cambiano perché cambiano le terapie. – ha spiegato il Dott.re Molica – In un primo tempo erano le chemioterapie poi, con l’aggiunta degli anticorpi monoclonali si è passati a terapie orali che definiamo “agenti target”, che devono essere somministrate con una modalità continuativa e che vanno a colpire un bersaglio specifico». Ed ancora, «Oggi i nuovi scenari sono quelli dove queste stesse terapie, che riescono ad essere molto efficaci in pazienti con un rischio genetico elevato, possono essere date a termine. Una terapia efficace e con agenti più efficaci, con farmaci di tipo biologico,“chemio-free”, che possono essere dati per un arco di tempo limitato. In questo modo il paziente non è legato per tutta la vita alla terapia o fino a progressione, come prima, bensì per un tempo limitato. Ciò per i pazienti significa, miglioramento della vita, miglioramento della qualità di vita, dell’aspettativa di riprendere una vita sociale adeguata».

Obiettivo della due giorni di convegno, è di offrire un giusto resoconto di quanto avviato in questi 12 mesi oltre a curare la parte gestionale ed organizzativa che in questa edizione è dedicata alla telemedicina.

«La pandemia in questi ultimi 2 anni ha accelerato alcuni dei processi in corso, tra cui proprio la telemedicina, che ha fatto quasi da filtro per l’accesso in ospedale». Ha evidenziato dal Dott.re Talarico, proseguemìndo, «Abbiamo deciso di iniziare questo nostro progetto su un numero ristretto di utenti e sulla scorta di dati presenti anche a livello nazionale e internazionale, su come questa presa in carico a distanza riscontri il favore dei pazienti che si sentono più sicuri, sapendo di poter avere un contatto con il proprio medico». Molti i benefici riscontrati nei pazienti, a cominciare da quello psicofisico, a quello organizzativo per le strutture ospedaliere ma, anche, molte le barriere da superare: «Nonostante i riscontri positivi, restano ancora molte resistenze da parte del personale medico, ad esempio, per quelle che potrebbero essere le implicazioni medico legali di una presa in carico a distanza. Ciò può essere superato attraverso la conoscenza e l’idea di parlarne in un convegno, serve a rimuovere le barriere culturali e far sì che tali metodiche possano prendere piede e diventare con il tempo di uso corrente».

Frontiera, quella della telemedicina, che si sta applicando anche all’operato degli infermieri attraverso la telenursing. «Parlando della qualità dell’assistenza che viene data ai pazienti dagli infermieri, si parla anche la possibilità di fare una assistenza diversa da quella abituale quale può essere la telenursing». Ha spiegato la Dott.ssa Rania, continuando, «Questo nuovo modo di fare assistenza ai pazienti, ai quali siamo legati da un rapporto umano e diretto, è un approccio esistente da anni nei Paesi statunitensi. Dagli anni ’70, con il Dott.re Thomas Bird, la telemedicina viene usata nei Paesi anglosassoni, mentre l’Italia non è ancora del tutto pronta a tutt’oggi a questa pratica di assistenza. Allo stesso tempo, la pratica clinica non potrà mai essere sostituita dalla telemedicina perché è chiaro

che non tutto può essere svolto a distanza, perché la presenza del medico e dell’infermiere resta importante in molti degli aspetti clinici».

Diversi i gap da colmare, nella ricerca di nuovi endpoint in ambito oncoematologico, come sottolineato dal Dott.re Levato: «La ricerca è sempre un gap da colmare. E quello che attiene ad essa, è una continua tendenza verso nuovi obiettivi, quindi nuovi endpoint». «Oggi, per quelle che sono le risorse e le problematiche, ancor più esasperate dalla pandemia, i veri gap da colmare sono quelli organizzativi. Delle procedure organizzative che permettano di affrontare ciò che le innovazioni, le terapie innovative, l’aumento della sopravvivenza dei pazienti, il miglioramento della loro qualità di vita – e che sono i nostri endpoint – vengano in qualche modo permesse ai medici, agli operatori sanitari, così da concepire un meccanismo di coordinazione, di organizzazione che non può essere dipendente dai singoli medici e singoli operatori. Bensì, deve essere gestita a livello nazionale, e mi riferisco, ad esempio, ad una burocrazia sempre più pressante, alla nota carenza di organico. I veri gap da colmare sono, quindi, organizzativi. Al resto, ci pensa il progresso, gli studi clinici, l’iniziativa personale, la scienza che va avanti da sola»

L’Ordine dei medici, è sempre interessato a favorire l’aggiornamento dei medici, come specificato dal Dott,re Puzzonia: «Dedicare un paio di giorni all’anno a fare il punto ad un contesto evolutivo che riguarda la professione medica, è importante. L’Ordine dei medici prova a dare il proprio contributo complessivo all’aggiornamento della categoria, nell’ambito di quelle che sono le sue competenze, e si dà non solo uno spunto culturale alla categoria ma, anche, la possibilità di assolvere al debito formativo di ogni medico. Soprattutto in questo ultimo periodo in cui la pandemia non ha facilitato la formazione in presenza».

Il simposio è rivolto a medici di ematologia oncologia, anatomia patologica, anestesia e rianimazione chirurgia, geriatria, laboratorio analisi, malattie infettive, medicina generale, medicina interna, patologia clinica, radioterapia, organizzazione servizi sanitari ospedalieri, farmacisti ospedalieri o territoriali, biologi, e infermieri professionali.

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